Blog della Tradizione Cattolica Apostolica Romana

domenica 30 aprile 2017

L’emarginazione della Chiesa del card. Giuseppe Siri

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La distruzione delle istituzioni morali e spirituali continua. Tutto questo sembra svolgersi secondo un piano preciso e preordinato. Ora, almeno nel nostro ambiente italiano, è la volta del Concordato. Non è in discussione se un Concordato debba essere buono per tutti i secoli. I secoli mutano e mutano i Concordati; ma è in discussione che la Chiesa ne faccia e ne abbia. Che cosa si vuole? Si vuole mettere la Chiesa ai margini della società civile. Che i laicisti vogliano questo nessuna meraviglia. Ma, non sono soli. Ci sono anche altri a volere una Chiesa senza alcun riconoscimento, completamente privatizzata, misconosciuta, lacera, pezzente, affamata, senza alcuna dignità e decoro. L’attacco è contro la figura pubblica della Chiesa, e lo si attendeva da tempo, perché da tempo era in atto il tentato logorio del Diritto Canonico. Il primo tentativo si collega al secondo. Tutto questo, se si tratta di cattolici, è un errore e potrebbe essere peggio. Infatti: . La Rivelazione, la cui custodia e il cui Magistero sono commessi alla Chiesa, è un fatto pubblico ed è destinato all’umanità. Dio è il creatore e i fatti suoi obiettivamente condizionano di pieno diritto i fatti degli uomini. Che Cristo abbia profetizzato lotte e persecuzioni a non finire, riguarda il peccato degli uomini; ma non scalfisce minimamente il diritto del divino Rivelatore. Le conseguenze di tutto questo sono chiare. L’ordine umano deve lasciare spazio sufficiente ad un’istituzione di origine divina. Per dire il contrario, bisogna negare Dio e la Rivelazione. Per comunità e per uomini, che si debbono trovare “soli” di fronte all’ineluttabile morte, è troppo pericoloso. 

sabato 29 aprile 2017

Lettera agli amici e benefattori di Mons. Bernard Fellay

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Cari amici e benefattori,

cinquecento anni fa Martin Lutero si ribellò contro la Chiesa, attirando al suo séguito circa un terzo dell’Europa: si tratta, probabilmente, dopo lo scisma orientale del 1054, della defezione più cospicua che la Chiesa cattolica abbia mai conosciuto nel corso della sua storia. Milioni di anime sono rimaste così senza i mezzi necessari alla salvezza, perché sono state allontanate non da una organizzazione religiosa fra le altre, ma dall’unica Chiesa fondata da Nostro Signore Gesù Cristo,

della quale si è negato il carattere soprannaturale e la necessità per la salvezza. Lutero ha completamente snaturato la fede, rigettandone i dogmi fondamentali, che sono il Santo Sacrificio della Messa, la Presenza reale nell’Eucaristia, il sacerdozio, il papato, la grazia e la giustificazione.

venerdì 28 aprile 2017

CINA " VIETATO PREGARE DIO NEPPURE COL CUORE PUOI PREGARLO"

“Perché muovi le labbra?”. “Prego il mio Dio”. “Proibito pregare Dio con le labbra”. “Lo pregherò col cuore”, risposi. E la sentinella: “Neppure col cuore puoi pregarlo”. (Dal diario di mons. Gaetano Pollio, arcivescovo di Kiafeng, espulso nel 1951)
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L’ultima è stata la chiesa di Panshi, che poi è la chiesa “della roccia”, simbolo cristiano per eccellenza, nello Zhejiang. Via la croce, hanno deciso le autorità cinesi: troppo visibile, deturpa lo skyline. E pazienza se l’edificio fosse in regola con tutti i severi parametri imposti dal governo (nazionale e locale) per gli edifici di culto. Alla mezzanotte del 19 giugno, la polizia ha fatto irruzione, rimuovendo i portali. Dopo sette ore, i camion se ne sono andati con la croce ben ancorata nel vano posteriore. Il pastore della chiesa protestante ha domandato ai fedeli – rimasti a vegliare tutta la notte in silenzio orante – di attuare una resistenza passiva: “Non collaborare, non obbedire, non usare violenza”. Si calcola che nell’ultimo anno, nel solo Zhejiang, la campagna di restyling alle chiese decisa dal Partito comunista abbia toccato 425 edifici di culto. E di certo Panshi non sarà l’ultimo caso. Tutto è iniziato quando il segretario del partito locale ha osservato come il panorama di Wenzhou risultasse deturpato dalle croci: “Ce ne sono troppe”, aveva sentenziato. Da qui, per mascherare quella che appare una vera persecuzione – seppur attuata in guanti bianchi – sono arrivati i provvedimenti legislativi, come s’usa nelle democrazie compiute: un corpus di norme e codicilli che fissa la forma e le misure delle croci; che stabilisce come la croce non possa svettare in cima ai campanili ma solo incassata nel muro dell’edificio e che, comunque, il suo colore non possa risaltare. La parola d’ordine, insomma, è mimetismo. Croci come camaleonti. Al di là della codificazione normativa, lo scenario non è troppo dissimile da quello allestito dai jihadisti seguaci del califfo Abu Bakr al Baghdadi tra la Siria e l’Iraq.

giovedì 27 aprile 2017

Fra Matthew Festing l'ex Gran Maestro dell'Ordine di Malta sfida il Papa

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Fra Matthew Festing si è presentato a Roma per la votazione del nuovo Gran Maestro dell'Ordine di Malta. Il Papa gli aveva chiesto di non farlo

Fra Matthew Festing doveva scegliere: l'obbedienza al Papa oppure l'indipendenza dell'Ordine di Malta? Alla fine ha scelto la seconda, riaprendo la profonda ferita che da novembre fa tremare le fondamenta del più antico ordine cavalleresco della Chiesa cattolica.
L'ex Gran Maestro, costretto alle dimissioni da Francesco lo scorso 28 gennaio, è sbarcato ieri a Roma e ha tutta l'intenzione di essere presente sabato alla votazione per l'elezione del suo successore.

È un suo pieno diritto, sia chiaro. La Costituzione dell'Ordine gli permette di essere della partita. Solo che Bergoglio, con una lettera firmata dall'arcivescovo Angelo Becciu (delegato papale a sbrogliare la matassa maltese), gli aveva chiesto chiaramente di non farlo. Di rinunciare al suo voto e di non "riaprire ferite solo di recente rimarginate". La missiva però è stata respinta al mittente. "Ho letto la richiesta con grande tristezza e sorpresa. Non riesco a capire cosa ho fatto di grave", ha detto Festing ribadendo che la sua assenza alla votazione avrebbe portato "disordine e conflitto" nel Consiglio Compìto di Stato e dato un motivo ad alcuni elettori di "mettere in discussione la validità del voto".
Le epurazioni e la crisi dell'Ordine di Malta

Facciamo un passo indietro. La crisi dell'Ordine di Malta esplode nel novembre del 2016. La pietra dello scandalo è Albrecht von Boeselager, Gran Cancelliere dell'Ordine, accusato di aver chiuso gli occhi sulla distribuzione di preservativi negli ospedali gestiti dall'Ordine in Africa (SMOM) quando ricopriva il ruolo di Grande Ospedaliere. Dopo una tempesta di polemiche, Boeselager viene costretto alle dimissioni da Festing. Sullo sfondo apparve subito l'ombra di Raymond Leo Burke, Patrono dei cavalieri e capofila dei tradizionalisti che si oppongono alle riforme di Papa Francesco.

Bergoglio commissaria l'Ordine

L'epurazione di Boeselager arrivò alle orecchie attente di Bergoglio, che ne approfittò per dare il via ad una irrituale "modernizzazione" dell'Ordine. Il 22 dicembre decise di mettere all'angolo i vertici inviando quattro vescovi a raccogliere informazioni sulla vicenda. Il commissariamento venne ostacolato dal Gran Maestro, il quale decise di non collaborare con quella che definì una "intromissione" inopportuna ed "inaccettabile". Festing stava cercando di affermare e difendere l'autonomia di un Ordine che è indipendente dal Vaticano ed è pure un soggetto di diritto internazionale. Come se fosse uno Stato. Un'autorità che nemmeno l'obbedienza al Romano Pontefice può scalfire: Joseph Ratzinger lo definì infatti "un Ordine di diritto ecclesiale, con facoltà di eleggere liberamente i suoi superiori, senza interferenza da parte di altre autorità laiche o religiose".
Le dimissioni del Gran Maestro

Dall'elezione di Francesco al soglio pontificio, però, qualcosa sembra essere cambiato. Alla fine, infatti, Festing fu costretto a dimettersi. Durante un incontro in Vaticano con il Santo Padre prese atto della volontà del pontefice di mettere le mani sui cavalieri di Malta. A prendere le redini fu proprio l'Arcivescovo Giovanni Angelo Becciu, lo stesso che sabato gestirà il capitolo straordinario per eleggere il nuovo Gran Maestro e che ha inviato la lettera a Festing chiedendogli "in accordo col Papa" di non presentarsi a Roma. La macchina diplomatica si è già messa in moto. Una rappresentanza di quindici membri stasera alle 19 sarà ricevuta dal Papa a Casa Santa Marta. Il motivo? Forse il vicario di Cristo vuole indirizzare l'andamento del Consiglio, suggerendo l'elezione di un Luogotenente (della durata di un anno). Per arrivare a questo punto il regista Albrecht Freiherr von Boeselager ha già fatto in modo di interpellare il Sovrano Consiglio per chiedere se "il Consiglio Compito di Stato ha la possibilità di decidere, già dall'inizio, di procedere direttamente alla elezione di un Luogotenente". Eventualità già dichiarata ammissibile. È probabile quindi che alla fine non si arrivi a nessuna votazione e l'Ordine rimanga senza la sua guida per i prossimi 12 mesi. Giusto il tempo per permettere al "delegato papale" di studiare "l'aggiornamento della Carta Costituzionale" e dello "Statuto Melitense".

“Se il Vaticano si accorderà con Pechino, dovremo seguire la nostra coscienza”

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"Forse il Papa è un po' ingenuo, non ha il background per conoscere i comunisti in Cina. Il Papa conosce i comunisti perseguitati in America latina, ma potrebbe non conoscere i persecutori comunisti che hanno ucciso centinaia di migliaia di persone".
La bordata arriva da Hong Kong, e a parlare è il cardinale Joseph Zen, che così s'è espresso alla Scuola salesiana dove ancora insegna. Zen è da sempre un fiero oppositore di ogni intesa con il governo di Pechino. Più volte ha parlato di appeasement e di "resa" del Vaticano davanti alle pretese cinesi. Questa volta è andato oltre, aggiungendo che siglare un accordo con il regime comunista significherebbe "tradire Gesù Cristo".

Fraternità San Pio X Distretto d'Irlanda


Fr. Gerard Nichols RIP

La notte del 24 aprile, è venuto a mancare,il nostro amato Fr. Gerard Nichols Chiediamo le vostre preghiere per la sua anima che pacificamente si è addormentato nel Signore.Trascorsi gli ultimi anni della sua vita dando una mano nell 'apostolato in Irlanda. Era caro a tutti coloro che lo conoscevano, ed egli sarà sempre ricordato per il suo sorriso contagioso e il comportamento pacifico. "Oh, Dio! Comanda lui a essere ripreso dai santi Angeli, e da sostenere per la nostra casa in paradiso!"
La Messa da Requiem  sarà celebrata nella chiesa di San Giovanni da Don Laoghaire - 1 maggio alle ore  11:00
Fonte: 

martedì 25 aprile 2017

MARTIN LUTERO “OMICIDA” E “SUICIDA”il frate che, come Giuda, finì, anche lui, “in locum suum”… (all’inferno!). SAC.don Luigi Villa

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«Quando la Messa sarà stata rovesciata, io sono convinto che avremo rovesciato con essa il papismo. (...). Io dichiaro che tutti i postriboli, gli omicidi, i furti, gli assassini e gli adultèri sono meno malvagi di quella abominazione che è la Messa dei papi!». (Martin Lutero)

Quindi si potrebbe dire che Lutero è all’inferno! Ed eccone i motivi principali: egli fu “omicida”, ed è per questo che Lutero dovette rifugiarsi in un convento, come vedremo più avanti; e morì “suicida”, dopo una ennesima orgia serale! Ma prima tratteggiamo, in breve, la sua vita. Lutero nacque a Eisleben, in Sassonia, il 10 novembre 1483. Era figlio di un minatore. La famiglia si trasferì a Mansfeld, la città dei minatori, sei mesi dopo la sua nascita. Qui, Martino vi trascorse i suoi primi 14 anni frequentando le scuole private locali. In seguito frequenterà, per un anno, la scuola capitolare dei canonici, in Magdeburgo e, l’anno dopo, la scuola di S. Giorgio, ad Eisenach. All’età di 18 anni entrava all’università di Erfurt per studiarvi filosofia e diritto. Era l’anno 1501. Nel 1505 era già “Magister Artium”, ossia Dottore in Filosofia. Nello stesso anno, a maggio, iniziava lo studio del Diritto, ma vi durò solo per sei settimane, circa! Ora passiamo a quella sua “entrata in religione”, il 2 luglio 1505, che avvenne «non tanto perché attratto, quanto trascinato»! (“non tam tractus quam raptus”); e questo non per un trauma dovuto a un violentissimo uragano, vicino a Stotternheim, in cui sarebbe mancato poco che non vi perisse, ma perché… 

lunedì 24 aprile 2017

“Chiediamo di riflettere. Si sta legalizzando una crudeltà facendola passare per un atto di carità”Parla don Leonardo Sacco

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La legge sul cosiddetto biotestamento ha superato l’esame alla Camera dei deputati: 326 voti a favore, 53 i contrari. Il testo, ora, dovrà passare per il vaglio del Senato per la sua approvazione definitiva.

In modo particolare l’articolo 3 della legge è quello che regola le Dat, le Dichiarazioni anticipate di trattamento. Approvato con 313 voti favorevoli e 59 voti contrari e, parzialmente modificato durante l’esame, l’articolo dispone che “ogni persona maggiorenne e capace di intendere e di volere, in previsione di una propria futura incapacità di autodeterminarsi, può esprimere le proprie convinzioni e preferenze in materia di trattamenti sanitari, attraverso disposizioni anticipate. La persona deve indicare un fiduciario che ne faccia le veci e la rappresenti nelle relazioni con il medico e con le strutture sanitarie”.

Quello che a breve arriverà in Senato è, dunque, un disegno di legge di cui in Italia si discute da tanti anni e che entra a far parte di un periodo di cambiamenti, iniziato con l’approvazione delle unioni civili da parte della Camera, nel maggio 2016. È proprio da quest’ultimo evento che nasce la decisione di alcuni sacerdoti molisani di far sentire la propria voce non solo dal pulpito, ma anche attraverso dei gesti in grado di scuotere l’opinione pubblica. I parroci di Carovilli, Castropignano, Duronia, Pietrabbondante e Salcito, appresa la notizia dell’approvazione da parte della Camera del ddl sul biotestamento, hanno fatto suonare le campane a morto.

sabato 22 aprile 2017

Il cardinale Angelo Bagnasco, biotestamento: legge apre derive pericolose




La legge sul biotestamento, approvata ieri alla Camera, apre "derive pericolose" lontane dal testo della Costituzione che garantisce la salute come "un diritto". E' il giudizio espresso, in un'intervista alla 'Repubblica', dal presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco. "E' un testo nel quale non possiamo riconoscerci, pur rilevando l'impegno con cui alcuni hanno cercato di migliorarne singoli aspetti", spiega, un testo "adatto a un soggetto che si interpreta a prescindere dalle relazioni, considerandosi padrone assoluto di una vita che non si è dato. Inoltre, spezza il legame tra medico e paziente".

Quanto all'introduzione del divieto all'accanimento terapeutico e del riconoscimento del diritto del paziente di abbandonare le terapie, il presidente dei vescovi italiani ricorda che "la Chiesa non ha mai sostenuto l'accanimento, considerandolo una situazione precisa da escludere; l'attenzione alla persona, però, ci porta con altrettanta forza a contestare l'abbandono terapeutico. Il malato chiede di essere accompagnato in ogni momento sia sotto il profilo delle terapie che delle relazioni: questa prossimità fa la differenza".

"L'obiezione di coscienza - osserva ancora Bagnasco - è un punto qualificante, decisivo, che come tale non è preoccupazione semplicemente della Chiesa, ma di ogni società democratica, che sia realmente rispettosa dell'insindacabilità delle scelte della persona. Naturalmente, anche quando questa libertà fosse garantita, non cambierebbe il nostro giudizio sull'impostazione della legge". Sul punto che impedisce alle cliniche private, in particolare a quelle cattoliche, convenzionate con il sistema sanitario nazionale, di essere esonerate dall'applicazione delle norme, il presidente Cei giudica "il mancato riconoscimento della peculiarità di tali strutture una grave lacuna" e chiede "che questa carenza possa essere colmata, nel rispetto della natura di strutture sorte con una precisa missione di cura della vita in ogni suo momento".

In Molise le campane suonano a morto in protesta contro la legge

"A freddo puoi chiedere anche di rinunciare alle terapie, ma quando ci si trova faccia a faccia con la morte, credetemi, prevale l'istinto di sopravvivenza. Ma se hai firmato per morire, a quel punto come puoi tornare indietro?".

C'è più senso comune che teologia o bioetica nelle parole di don Mario Fangio, parroco di Carovilli (Campobasso), che giovedì sera, un attimo dopo che la Camera dei deputati ha approvato la legge sul biotestamento, è corso in sacrestia e ha fatto suonare a morto le campane della sua chiesa. E come lui, più o meno all'unisono, hanno fatto i parroci di Duronia, Pietrabbondante, Salcito e Castropignano, altri paesi sparsi nel molisano.

La protesta di don Mario

Don Mario Fangio, parroco di Carovilli, è stato il primo a schierarsi contro la nuova legge, prima ancora che del voto alla Camera. «Se vedi una persona , salita sul parapetto di un ponte che vuole gettarsi nel fiume sottostante cosa fai, gli dai una spinta per rendergli meno difficile la cosa oppure cerchi di convincerlo a rinunciare a quell’atto drammatico e definitivo?» ha detto in occasione di una conferenza dell’associazione Provita alcuni giorni fa. Il dissenso è sfociato poi nella decisione di suonare le campane a morto della chiesa di Carovilli qualora la legge fosse stata approvata. Analoga protesta era stata adottata sempre da don Fangio e sempre a Carovilli quando venne approvata la legge sulle unioni civili. «Sono morti il matrimonio e la famiglia» era stata la frase che campeggiava sui manifesti fatti affiggere sui muri del paese quando il parlamento approvò la legge Cirinnà.

«Davanti alla morte c’è l’istinto di sopravvivenza»

«Suonando le campane ho voluto avvertire la popolazione che l’Italia sta approvando leggi contro la vita. Quando passò quella sulle unioni civili avvertii che presto avremmo avuto anche quella sull’eutanasia e l’utero in affitto. La prima è arrivata in tempi rapidi, di cui non hanno beneficiato altri provvedimenti più urgenti» racconta don Mario Fangio raggiunto al telefono. 
Che cosa non le piace del testo uscito da Montecitorio? 
«Prima di tutto il concetto che la vita sia un bene nella disponibilità del singolo: non è così, certe scelte non spettano a ognuno di noi. E poi il fatto che idratazione e alimentazione siano equiparate a terapie mediche: tutti sanno che acqua e cibo non sono terapie».
 Nella sua attività di sacerdote le sarà capitato di dover dare conforto a malati terminali, che magari vorrebbero porre fine alle loro sofferenze: cosa ha detto loro in quelle circostanze? 
«Con chi crede, ho cercato di dare loro il conforto della fede. E questo funziona sempre. Ma anche a chi non crede ho dovuto fare coraggio; perché , vedete, a freddo possiamo anche dire che rifiutiamo le cure ma poi, quando vediamo la morte in faccia, prevale l’istinto di sopravvivenza».

venerdì 21 aprile 2017

Biotestamento: protesta dei parroci, campane a morto Nel Molise in sei richiamano l'attenzione per approvazione Dat

A Pietrabbondante, provincia di Isernia, è stato anche pubblicato un necrologio: "Con le Dat l'Italia ha scelto di far morire". Il presidente della Cei Bagnasco: "La legge apre a derive pericolose".

I parroci di Carovilli (Isernia), Castropignano (Campobasso), Duronia (Campobasso), Pietrabbondante (Isernia), Salcito (Campobasso) nel giorno dell'approvazione alla Camera dei deputati delle Disposizioni anticipate di trattamento (Dat) - nell'ambito della legge sul biotestamento - hanno suonato le campane a morto, facendo anche affiggere a Pietrabbondante un necrologio. A renderlo noto è il parroco di Carovilli, Don Mario Fangio.

"Con ciò - si legge in una nota - hanno voluto richiamare l'attenzione delle loro comunità il funesto evento legislativo, che creerà una grande mole di problemi, e minerà alla base la certezza della indisponibilità della vita umana. Invitano anche tutti ad una seria riflessione a emendare sostanzialmente al senato la norma, e bocciarla addirittura come inutile, potendo fare riferimento già alle normative sull'accanimento terapeutico e cure palliative". Il manifesto di necrologio recita: 'Le campane suonano a morto perché la Vita è vittima della morte dall'aborto all'eutanasia delle D.a.t. Con queste l'Italia ha scelto di 'far morire', non di far vivere. Prosit".
Cardinale Bagnasco: questa legge non ci piace 
Dal mondo cattolico è un coro di critiche. «Rimane un testo nel quale non possiamo riconoscerci, pur rilevando l’impegno con cui alcuni hanno cercato di migliorarne singoli aspetti». Questo il giudizio sulla legge sul biotestamento del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, in un’intervista a Repubblica. «Essa - afferma il presule - rischia di aprire derive pericolose, come è avvenuto con altre leggi». Pronto alle barricate è Mario Gandolfini, presidente del Family day, che attacca: «Da medico sono preoccupato per i passaggi che riducono la mia professione a mera esecuzione di un testamento». Sulla stessa linea il presidente del Movimento per la Vita Gian Luigi Gigli: «È una legge che introduce nei fatti il suicidio assistito e l’eutanasia omissiva».

ECCO VOSTRA MADRE Padre Roger – Thomas Calmel o.p. (Omelia pronunciata in una delle messe del Congresso di Sion, il 2 maggio 1964)



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...Donna ecco i vostri figli, affinché otteniate loro la santità; affinché si lascino condurre da voi verso la mia carità perfetta che brucia come un fuoco inestinguibile. Saremo tanto più attenti alla parola di Gesù che (dice che) sua madre e nostra madre, a diverse riprese da un secolo, ci è apparsa per avvertirci solennemente della gravità dell’ora e della posta in gioco della Redenzione. La Vergine Immacolata, presente in mezzo al popolo di Dio lungo la suo storia, dal Fiat dell’Annunciazione e soprattutto dal Stabat del Calvario, si è resa ancora più presente in questi ultimi tempi. Per lo meno Ella ha manifestato la sua presenza in modo molto nuovo, più tenero e più patetico. Ricordatevi quelle apparizioni dalla Rivoluzione Francese; quelle apparizioni che non sono più circoscritti ad una anima o una congregazione, ma di cui la portata è veramente mondiale, quelle apparizioni nelle quali la Regina del cielo e della terra visita il suo popolo distratto, dimentico e ingrato, in balìa più che mai ai furori e alle manipolazioni del Nemico. Se la Fede ci permette di intravvedere lo strazio del Cuore di Nostra Signora alla sesta ora del Venerdì Santo, quando le tenebre spargono il loro tragico velo su Gerusalemme e su tutta la superficie della terra, questa stessa Fede ci rende attenti alla pena e alla sollecitudine della Vergine Maria quando si manifesta alla Rue du Bac o alla Salette, a Lourdes o a Fatima.

giovedì 20 aprile 2017

EUTANASIA? ABORTO? ...E LA FEDE IN DIO? di don Leonardo Sacco


Nei mesi scorsi è tornato con violenza davanti ai nostri occhi lo spinoso tema dell’eutanasia, argomento che suscita sempre accesi dibattiti e aspre polemiche. Non entrerò nel merito del caso del DJ Fabiano Antoniani da cui si è riacceso il dibattito, anche se inevitabilmente prendo spunto da questo fatto di cronaca, vorrei semplicemente fare un analisi partendo da una domanda: cos’è che spinge sempre più persone a chiedere l’eutanasia per se o per un proprio caro? La risposta è semplice quanto complessa, perché il motivo non è certamente da ricercare o riconducibile ad una moda o ad una mentalità dominante come qualcuno potrebbe ipotizzare, senza troppi giri di parole bisogna necessariamente dire che alla base di ciò che è accaduto in questi giorni e che spinge molta gente a sostenere e ricorrere all’eutanasia c’è una profonda quanto patologica perdita di fede. Per capire questo basta fare una breve riflessione. Il credente cristiano sa bene che il messaggio fondamentale del vangelo è quello di un Dio che attraverso la sofferenza e la morte redime le nostre anime e apre cosi le porte della vita eterna. È il mistero della Passione, Morte e Risurrezione che abbiamo celebrato meno di una settimana fa. Chi crede quindi sa bene che la vita non è solo una questione di regole ed equilibri biologici, ma anche e soprattutto un dono ricevuto da Dio da custodire e preservare. La vita merita di essere vissuta per conoscere colui che ce l’ha donata, per amarlo e servirlo e per goderlo poi nell’eternità una volta che viene meno l’equilibrio biologico che empiricamente parlando ci tiene in vita. La qualità della vita non si misura dal grado di salute che si possiede ne dalle possibilità economiche o di successo che uno può avere. Dal punto di vista ateo (e non dico laico che significa ben altro) la vita appunto è un equilibrio di processi biologici senza uno scopo preciso, ma con uno scopo attribuito dall’individuo stesso il quale si pone degli obiettivi, più o meno simili a quello di altri individui. Dal momento in cui questi obiettivi vengono meno, gli equilibri biologici passano in secondo piano e l’individuo si sente autorizzato, dato che non esiste un’autorità suprema, a porre fine a quell’equilibrio biologico.

mercoledì 19 aprile 2017

ROMA FELIX Editoriale di don Aldo Rossi

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Carissimi fedeli e amici,

“Resurrexit vere”! La Chiesa nel giorno di Pasqua ci ricorda come Gesù è risorto veramente. Gesù stesso aveva profetizzato più volte la sua resurrezione: “Come Giona stette tre giorni nel ventre del cetaceo, così il Figlio dell’uomo se ne starà tre giorni nel seno della terra” oppure “Io ho il potere di deporre la mia vita; ma ho pure il potere di riprenderla”. Ha dato l’appuntamento per ricominciare una vita nuova dove tutto per l’uomo è finito: alla tomba, al cimitero. Vennero amici e nemici che poterono costatare che veramente fu così come aveva detto: il terzo giorno risusciterò. Da dove tutto finisce Gesù rincomincia. Il sepolcro era vicinissimo al luogo del supplizio della Croce: la collina del Calvario ovvero luogo del cranio. Sepolcro e Calvario, tutto parlava di sconfitta, di morte e di fine della speranza. Ma è da qui che incomincia la più strepitosa delle vittorie, la vita e la Speranza. Cambiamo scenario. Non siamo più sulla collina del Calvario ma su quella del Vaticano.

OGNI PECCATO SARA' PERDONATO.C’È UN SOLO PECCATO CHE DIO NON PERDONA I PECCATI CONTRO LO SPIRITO SANTO:

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La misericordia di Dio non conosce limiti, ma chi deliberatamente rifiuta di accoglierla attraverso il pentimento, respinge il perdono dei propri peccati e la salvezza offerta dallo Spirito Santo. Un tale indurimento può portare alla impenitenza finale e alla rovina eterna.

I quattro peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio.

1-Omicidio volontario 
2-Peccato impuro contro natura 
3-Oppressione dei poveri 
4-Defraudare la giusta mercede a chi lavora 

Anche il Catechismo della Chiesa Cattolica parla di questi peccati.Ne cambia solo la dizione. Anziché chiamarli “peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio”, li chiama” peccati che gridano verso il cielo”, ma la sostanza è la stessa.
Ecco il testo: “La tradizione catechistica ricorda pure che esistono «peccati che gridano verso il cielo».
Gridano verso il cielo: il sangue di Abele (Cf Gen 4,10); il peccato dei Sodomiti (Cf Gen 18,20; Gen 19,13); il lamento del popolo oppresso in Egitto (Cf Es 3,7-10): il lamento del forestiero, della vedova e dell'orfano (Cf Es 22,20-22); l'ingiustizia verso il salariato (Cf Dt 24,14-15; Gc 5,4)” (CCC 1867).

martedì 18 aprile 2017

Il Processo di Cristo e il processo della Chiesa (di Cristiana de Magistris)



 Nel Tempo di Passione, che abbraccia le due settimane che precedono la Pasqua, la Chiesa contempla in lutto i dolorosi avvenimenti che segnarono l’ultimo anno della vita del Redentore del mondo (Settimana di Passione) e l’ultima settimana della Sua vita mortale (Settimana Santa).

Con l’avvicinarsi del Venerdì Santo, la voce di dolore della Chiesa diviene più vibrante e commossa, e tra breve essa farà sentire i suoi lamenti inconsolabili per la morte del suo divino Sposo. «Il Cielo della Santa Chiesa si oscura sempre più», scrive dom Guéranger. Il Redentore divino, fattosi uomo per amore dell’uomo, sta per espiare l’umano peccato sostituendosi ai suoi fratelli colpevoli. Egli si riveste dei nostri peccati, dice il Profeta, come di un mantello, e si fa peccatore per noi per poterlo portare nella sua carne sulla croce e distruggerlo con la sua morte (cf 1 Pt 2,24).

venerdì 14 aprile 2017

Ecce lignum Crucis. venite adoremus




« Per le sue piaghe siamo stati guariti »

I profeti (cf prima lettura) descrivono il Servo del Signore nel momento in cui attua la missione di liberare il popolo dai peccati: come agnello innocente, carico dei delitti del suo popolo, si lascia condurre in silenzio al macello. E proprio dalla sua morte liberamente accettata sgorga la giustificazione «per i molti».

Le scelte di Dio sono sconcertanti: l’onnipotenza rinuncia ad imporsi con la forza e diventa impotenza. Ma il fallimento e la sconfitta, frutto della dedizione a Dio e agli uomini, sono vissuti da Gesù con incrollabile fiducia nella paternità di Dio.

Gesù muore nel momento in cui nel tempio si immolano gli agnelli destinati alla celebrazione della Pasqua: la sua è un’immolazione «reale», un sacrificio compiuto una volta per tutte, perché la vittima «spirituale» ha reso inutili le vittime materiali. Dal suo fianco trafitto sgorga il sangue da cui sono misteriosamente segnati gli appartenenti al nuovo popolo, quelli che Dio salva (cf Es 12,7.13). Cristo crocifisso è dunque il «vero Agnello pasquale», è lui la «nostra Pasqua» immolata (cf I Cor 5,7). «Vero» perché è la realtà di ciò che i sacrifici antichi esprimevano: l’alleanza con Dio e l’inserimento nel suo progetto di salvezza.

Una morte per la vita

La passione di Gesù è veramente una «passione gloriosa» perché il Padre ha già dato la sua risposta che trasforma la sconfitta in vittoria e il luogo dell’infamia in centro di attrazione universale: «Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me!» (Gv 12,32). Nella carne dell’Agnello immolato«tutto è compiuto» (Gv 19,30), si attua la salvezza voluta dai Padre, quella di riunire in unità i figli di Dio dispersi dal peccato (cf Gv 11,52); attraverso il sangue dell’Agnello pasquale Dio riconcilia a sé l’umanità ed essa può entrare (cf Eb 4,16: seconda lettura) in comunione vitale con Dio; nella morte di Cristo lo Spirito è riconsegnato al Padre perché lo effonda sugli uomini, come sorgente di vita nuova.

La croce diventa così il cuore del mondo. Da essa si è innalzata al Padre la preghiera di Cristo per la salvezza di tutti. Unita al gesto sacerdotale dei suo Signore la Chiesa eleva la grande intercessione: tutto è radunato sotto la croce, perché solo in questo mistero di morte e di risurrezione possono trovare soluzione i problemi e i drammi che coinvolgono la storia della Chiesa e dell’umanità. Tra le molteplici invocazioni emerge la supplica per l’unità dei cristiani. La croce svela il dramma della divisione fra le Chiese e diventa implicita accusa di un peccato originato dalla poca fedeltà alla croce e dall’orgoglio. Per ultimi, uniti da una strana coincidenza, sono ricordati gli uomini che governano e i tribolati. Gli uni hanno bisogno di vedere il potere come «servizio che crocifigge», gli altri, perché crocifissi, di riacquistare il posto dovuto nella considerazione di tutti.

« Guarderanno colui che hanno trafitto » 

Il rifiuto di un popolo riassume, in un certo senso, il rifiuto, l’ottusità, l’incredulità dell’uomo di ogni tempo, posto di fronte ai valori di verità, di giustizia e di amore che Dio ha rivelato in Gesù. La fede professa che il Giusto « morì per i nostri peccati » (1 Cor 15,3): a motivo dei nostri peccati, del peccato universale di tutta la famiglia umana; ma soprattutto morì a vantaggio di noi, per la remissione dei peccati di tutti: Dio infatti ci ha perdonati e riconciliati a sé per il sangue di Cristo (cf Il catechismo dei giovani, pp. 146.150).

Il gesto dell’adorazione della croce diventa significativa risposta al dono immeritato, e avveramento della parola profetica: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto!» (Zc 12,10; Gv 19,37). Gesto di fede e di amore, riconoscimento della regalità salvifica di Cristo e della speranza nata dalla croce; gesto di penitenza, ma anche di impegno a vivere nell’obbedienza a Dio e a promuovere con tutte le forze la verità e l’amore.

La comunione eucaristica, che conclude l’azione liturgica, rende partecipi della morte gloriosa di Cristo e dei suoi frutti: è inserimento nell’alleanza sigillata nel sangue dell’Agnello; è accoglienza dello Spirito sgorgato dal costato di Cristo e che permette già ora di partecipare alle nozze dell’Agnello, che avranno il loro pieno compimento nella festa dei cielo (cf Ap 19,7-9).


La forza del sangue di Cristo

Dalle « Catechesi » di san Giovanni Crisostomo, vescovo

(Catech. 3,13-19; SC 50,174-177) 

Vuoi conoscere la forza del sangue di Cristo? Richiamiamone la figura, scorrendo le pagine dell'Antico Testamento.

«Immolate, dice Mosè, un agnello di un anno e col suo sangue segnate le porte» (Es 12,5). Cosa dici, Mosè? Quando mai il sangue di un agnello ha salvato l'uomo ragionevole? Certamente, sembra rispondere, non perché è sangue, ma perché è immagine del sangue del Signore. Molto più di allora il nemico passerà senza nuocere se vedrà sui battenti non il sangue dell'antico simbolo, ma quello della nuova realtà, vivo e splendente sulle labbra dei fedeli, sulla porta del tempio di Cristo.

Se vuoi comprendere ancor più profondamente la forza di questo sangue, considera da dove cominciò a scorrere e da quale sorgente scaturì. Fu versato sulla croce e sgorgò dal costato del Signore. A Gesù morto e ancora appeso alla croce, racconta il vangelo, s'avvicinò un soldato che gli aprì con un colpo di lancia il costato: ne uscì acqua e sangue.

L'una simbolo del battesimo, l'altro dell'eucaristia. Il soldato aprì il costato: dischiuse il tempio sacro, dove ho scoperto un tesoro e dove ho la gioia di trovare splendide ricchezze. La stessa cosa accadde per l'Agnello: i Giudei sgozzarono la vittima ed io godo la salvezza, frutto di quel sacrificio.

«E uscì dal fianco sangue ed acqua» (cfr. Gv19,34). Carissimo, non passare troppo facilmente sopra a questo mistero. Ho ancora un altro significato mistico da spiegarti. Ho detto che quell'acqua e quel sangue sono simbolo del battesimo e dell'eucaristia. Ora la Chiesa è nata da questi due sacramenti, da questo bagno di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito santo per mezzo del battesimo e dell'Eucaristia. E i simboli del battesimo e dell'Eucaristia sono usciti dal costato. Quindi è dal suo costato che Cristo ha formato la Chiesa, come dal costato di Adamo fu formata Eva.

Per questo Mosè, parlando del primo uomo, usa l'espressione: «ossa delle mie ossa, carne della mia carne» (Gn 2,23), per indicarci il costato del Signore. Similmente come Dio formò la donna dal fianco di Adamo, così Cristo ci ha donato l'acqua e il sangue dal suo costato per formare la Chiesa. E come il fianco di Adamo fu toccato da Dio durante il sonno, così Cristo ci ha dato il sangue e l'acqua durante il sonno della sua morte.

Vedete in che modo Cristo unì a sé la sua Sposa, vedete con quale cibo ci nutre. Per il suo sangue nasciamo, con il suo sangue alimentiamo la nostra vita. Come la donna nutre il figlio col proprio latte, così il Cristo nutre costantemente col suo sangue coloro che ha rigenerato.

Venerdì Santo Solenne azione liturgica della Passione e Morte di N.S. Gesù Cristo.

Oggi la comunità cristiana non celebra l’Eucaristia perché il clima di festa non si addice all’evento che riempie il suo ricordo e motiva il suo digiuno (cf Mc 2,19-20): la morte del suo Signore e Sposo. L’azione liturgica èdominata dalla croce; manifestazione luminosa dell’amore divino spinto alla follia, la croce lascia spazio solo al silenzio e alla contemplazione.
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giovedì 13 aprile 2017

Istituzione dell'Eucarestia:Giovedì Santo

"Si avvicinava il momento in cui Gesù avrebbe offerto la propria vita per gli uomini. Il suo amore era così grande, che nella sua Sapienza infinita trovò il modo di andarsene e di rimanere nello stesso tempo...
Il gesto che compie Gesù nei confronti dei discepoli durante l'Ultima Cena, prima di essere condannato a morte, è raccontata dal Vangelo di Giovanni ed era una caratteristica dell’ospitalità nel mondo antico dove lavare i piedi, che si sporcavano a causa delle strade fangose e polverose, era un dovere dello schiavo verso il padrone e veniva effettuata servendosi di un catino apposito e un asciugatoio.Con il Giovedì Santo si conclude la Quaresima, iniziata con il Mercoledì delle Ceneri, e con essa finisce anche il digiuno penitenziale. Con la messa vespertina “in Coena Domini” inizia il Triduo pasquale, ossia i tre giorni nei quali si commemora la Passione, Morte e Risurrezione di Gesù, che ha il suo fulcro nella solenne Veglia pasquale e si conclude con i secondi vespri della Domenica di Pasqua. 
Dal punto di vista liturgico quella del Triduo è un unica celebrazione. Infatti:

-nella Messa "in Coena Domini" non c'è congedo, ma l'assemblea si scioglie in silenzio; 

-il Venerdì Santo la celebrazione inizia nel silenzio, senza riti di introduzione, e termina senza benedizione e senza congedo, nel silenzio;

-la Veglia Pasquale inizia con il lucernario, senza segno di croce e senza saluto; solo alla fine della Veglia si trova la benedizione finale e il congedo.

martedì 11 aprile 2017

PRIMA IL CRISTIANESIMO: L'AUTORITA' E IL POTERE.

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Un Cristianesimo debole, che ha dimenticato la Rivelazione Divina nella sua interezza, o che parla di Rivelazione in maniera generale ma non crede più fermamente nei contenuti puntuali della rivelazione, finisce con l'essere attento solo all'aspetto di potere presente nella Chiesa.

Una Chiesa che dice a parole che Dio si è rivelato, ma, nello stesso tempo, pensa di fatto che Dio sia ancora così nascosto, da puntare tutto solo sulla ricerca umana; da pensare che Dio debba essere rincorso in una estenuante ricerca dell'uomo, poi deve appoggiarsi completamente sull'uomo, e per non esplodere nella completa confusione e anarchia, deve fondarsi sul potere. E questo potere ha la funzione di regolamentare questa ricerca umana, con il quasi esclusivo criterio di fermare, arginare, stigmatizzare chi - obbedendo cattolicamente al contenuto della rivelazione - pensa che si debba obbedire a Dio che ha parlato e non cercarlo come se non si fosse rivelato.

sabato 8 aprile 2017

La passione di Gesù vissuta: Santa Veronica Giuliani, la sposa del Crocifisso di don Elias Stolz


Nata a Mercatello sul Metauro il 27 dicembre 1660 da Francesco Giuliani e Benedetta Mancini, battezzata il giorno seguente con il nome di Orsola, la futura suor Veronica fu una delle mistiche più straordinarie della storia! La sua vita era una sequela ininterrotta di fatti meravigliosi.

La famiglia Giuliani non era particolarmente facoltosa; i genitori erano buoni e bravi cristiani; il padre lavorava come pubblico ufficiale, la madre era una donna tutta famiglia e chiesa. Dio donò loro ben sette figlie, di cui due tornarono dal Padre in Cielo in tenera età. Delle cinque rimaste quattro si consacrarono al Signore! Veronica era la più piccola fra le sue sorelle, ma ben presto mostrò la grandezza con cui Dio l’aveva ornata.

venerdì 7 aprile 2017

Difesa del celibato sacerdotale



Si poteva leggere un file che riassume chiaramente la posizione tradizionale della Chiesa, sotto il titolo In difesa del celibato sacerdotale.

Una pratica universale e costante

In una Chiesa che vuole sostanzialmente fedele alla tradizione, questa pratica universale e costante del celibato consacrato non può essere trattata come un semplice costume umano, revocabile a volontà. Piuttosto, ci porta a credere che il celibato ecclesiastico ha legami profondi con la Rivelazione stessa.

Vero significato del celibato sacerdotale 

Tuttavia, l'unica pratica della Chiesa non è necessariamente normativo e di auto: ancora deve essere supportato su fondamenta dalla rivelazione divina o la natura delle cose. Questo è il caso per celibato, che si basa su motivi soprannaturali del valore più alto e radicata direttamente nel Vangelo stesso.

Sacerdos alter Christus , "il sacerdote è un altro Cristo". Questo è il principio fondamentale che incarna il sacerdozio cattolico. Il sacerdozio di Cristo è unico e definitivo, e il sacerdozio degli uomini, il sacerdozio ministeriale (cioè, etimologicamente, i servitori del sacerdozio) è una vera e propria partecipazione al sommo sacerdozio. E 'Cristo stesso, che è il modello, il "tipo", quella a cui ogni sacerdote deve essere conforme e a stretto contatto per il suo sacerdozio coinvolti a prendere la sua verità.

Gesù Cristo, il vero sacerdote, è rimasto vergine 

giovedì 6 aprile 2017

Fraternità Sacerdotale San Pio X Distretto italiano Orari della Settimana Santa 2017



Orari della Settimana Santa
nel Distretto italiano
per i diversi giorni liturgici, da Nord a Sud d'Italia



09 aprile: Domenica delle Palme

Torino - ore 8.00: S.Messa letta

Montalenghe - ore 10.30: Benedizione dei rami di olivo, processione e S.Messa cantata

Seregno - ore 10.00: Benedizione dei rami di olivo, processione e S.Messa cantata

Ferrara - ore 10.00: Benedizione dei rami di olivo, processione e S.Messa cantata

Silea - ore 10.30: Benedizione dei rami di olivo, processione e S.Messa cantata

Verona - ore 18.00: S.Messa cantata e distribuzione dell'olivo benedetto


Rimini - ore 8.00: S.Messa letta

- ore 10.00: Benedizione dei rami di olivo, processione e S.Messa cantata

Lucca - ore 10.00: Benedizione dei rami di olivo, processione e S.Messa cantata

Vigne di Narni - ore 10.00: Benedizione dei rami di olivo, processione e S.Messa cantata

Albano - ore 10.30: Benedizione dei rami di olivo, processione e S.Messa cantata

Roma - ore 11.00: Benedizione dei rami di olivo, processione e S.Messa cantata

Napoli - ore 11.00: Benedizione dei rami di olivo, processione e S.Messa cantata

martedì 4 aprile 2017

Il Papa concede la convalida per i matrimoni, celebrati dalla Fraternità Sacerdotale San Pio X



Comunicato della Casa Generalizia 

Comunicato della Casa generalizia
a proposito della lettera della Commissione Ecclesia Dei
riguardante il matrimonio dei fedeli
della Fraternità San Pio X (4 aprile 2017)

Così come per le disposizioni prese da Papa Francesco che accordano la facoltà di confessare ai sacerdoti della Fraternità San Pio X per l'Anno Santo (1° settembre 2015), facoltà poi estesa al di là dell'Anno Santo (20 novembre 2015), la Casa generalizia apprende che il Santo Padre «ha deciso di autorizzare i Rev.mi Ordinari del luogo perché possano concedere anche licenze per la celebrazione di matrimoni dei fedeli che seguono l’attività pastorale della Fraternità» (Lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede del 27 marzo 2017, pubblicato in data odierna).

Tale decisione del Sommo Pontefice prevede che: «Sempre che sia possibile, la delega dell’Ordinario per assistere al matrimonio verrà concessa ad un sacerdote della diocesi (o comunque ad un sacerdote pienamente regolare) perché accolga il consenso delle parti nel rito del Sacramento che, nella liturgia del Vetus ordo, avviene all’inizio della Santa Messa, seguendo poi la celebrazione della Santa Messa votiva da parte di un sacerdote della Fraternità».

Ma essa dispone parimenti che: «Laddove ciὸ non sia possibile, o non vi siano sacerdoti della diocesi che possano ricevere il consenso delle parti, l’Ordinario può concedere di attribuire direttamente le facoltà necessarie al sacerdote della Fraternità che celebrerà anche la Santa Messa, ammonendolo del dovere di far pervenire alla Curia diocesana quanto prima la documentazione della celebrazione del Sacramento».

La Fraternità San Pio X ringrazia profondamente il Santo Padre per la sua sollecitudine pastorale, così com'è espressa attraverso la lettera della Commissione Ecclesia Dei, al fine di togliere la «incertezza circa la validità del sacramento del matrimonio». Il Papa Francesco vuole chiaramente che, come per le confessioni, tutti i fedeli che desiderano sposarsi in presenza di un sacerdote della Fraternità San Pio X, possano farlo senza alcuna inquietudine riguardo alla validità del sacramento. C'è da augurarsi che tutti i Vescovi condividano la stessa sollecitudine pastorale.

I sacerdoti della Fraternità San Pio X si adopereranno fedelmente, come fanno sin dalla loro ordinazione, a preparare al matrimonio i futuri sposi, secondo la dottrina immutabile di Cristo circa l'unità e l'indissolubilità del matrimonio (cf. Mt 19, 16), prima di ricevere il consenso secondo il rito tradizionale della Santa Chiesa.

Menzingen, 4 aprile 2017

II° Pellegrinaggio dei giovani da San Giovanni Rotondo a Monte sant'Angelo 1 Maggio 2017



Il distretto italiano della Fraternità Sacerdotale San Pio X organizza per il 1 Maggio il secondo pellegrinaggio a piedi per giovani (ma aperto a tutti):

dalla tomba di Padre Pio (San Giovanni Rotondo)

al santuario di San Michele Arcangelo (Monte sant'Angelo). 




_ ore 7.30 - Appuntamento a san Giovanni Rotondo davanti alla vecchia chiesa “Santa Maria delle Grazie” (piazzale “Santa Maria delle Grazie” - c'è la possibilità di pernottare sul posto a prezzi modici). Visita della chiesa, della cella e delle spoglie di P. Pio e partenza a piedi per Monte Sant’Angelo.


_ Il percorso è di 24 km circa e si snoda tra strade asfaltate e sentieri di campagna e di montagna, il tutto nel cuore del Parco Nazionale del Gargano e nella magnifica cornice del golfo di Manfredonia .


_ Si consigliano scarpe comode e consone al tipo di percorso (scarponi da trekking o scarpe da ginnastica non basse) e un copricapo, oltre naturalmente al pranzo e all'acqua.


_ Al termine trasferimento in pullman a San Giovanni Rotondo.


Per informazioni e iscrizioni:




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Storia del Santuario

lunedì 3 aprile 2017

Si richiama alla Bibbia: pesanti sanzioni ad una deputata francese

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"Nobilitare l'omosessualità è letale per la civiltà europea". Il riferimento è alla mozione approvata recentemente dall'Europarlamento in cui si fa esplicita menzione delle "famiglie gay", "Il mio primo pensiero è questo: siamo alla Fine. L'Europa sta morendo. E forse non ha più neanche voglia di vivere. Poiché non c'è stata civiltà che sia sopravvissuta alla nobilitazione dell'omosessualità."(cardinale Caffarra)

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(di Mauro Faverzani) Incredibile! L’on. Christine Boutin, presidentessa del Partito Cristiano Democratico, già deputata dell’Assemblea Nazionale in Francia ed ex-ministro per l’Abitazione col governo Fillon I, è stata condannata ad una sanzione di 5 mila euro semplicemente per aver definito le relazioni omosessuali ricorrendo alle parole della Sacra Scrittura. Non solo: dovrà anche indennizzare con altri 2 mila euro le associazioni Mousse e Il Rifugio, entrambe appartenenti all’orbita Lgbt, presentatesi al processo come parte lesa.

sabato 1 aprile 2017

Il “caso Don Minutella”. Signor Vescovo, se ha parlato male, ci mostri dov’è il male, altrimenti perché cacciarlo?

Don Alessandro Maria Minutella omelia 31 Marzo 2017

«Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?» (Gv.18,19-23)

Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina. Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?» (Gv.18,19-23)
Don Alessandro Maria Minutella è innanzi tutto un Sacerdote, l’Alter Christus e come tale deve essere valutato il caso che andiamo ad approfondire. Così come anche il suo Vescovo che lo ha sospeso dal servizio parrocchiale è un Alter Christus, tuttavia non tutti e due possono avere ragione dei fatti, ed uno dei due è incorso nell’errore.
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